Molto, molto tempo fa, nella Contea di Agrab la vita scorreva placida e tranquilla.
Sotto il controllo dei Conti Iccucram i sudditi del borgo principale, nomato curiosamente come la Contea, vivevano una vita agiata e priva di problemi.
O quasi.
La Contea di Agrab si trovava nella Valle di Mezzo, che ospitava anche la Contea del Cangallo e il Granducato di Ciuconia, la cui capitale era il borgo montano di Coraglia.
Le caste nobiliari erano nel diritto di possedere territori tanto più vasti quanto maggiore fosse l’importanza del titolo stesso, comprensivi del loro contenuto in cuori battenti: animali ed esseri umani. Questi ultimi erano trattati con assoluta benevolenza, come il buon padre di famiglia fa col figlio. Molto tempo dopo, il concetto del pater familias sarebbe entrata in un famoso libro intitolato “Codice Civile”, ma questa è un’altra storia.
Per mantenere l’ordine nei loro territori, perché si sa che non tutte le ciambelle riescono col buco e in verità ogni tanto qualche protesta -insensata!- si levava, i lungimiranti Conti Iccucram inventarono le caste sociali.
Gli Agrabei vennero suddivisi in Giovani e Vecchi. Tra i Giovani e i Vecchi introdussero altre due caste, i Grigi e i Genitori.
Curiosamente le caste sociali agrabee erano strutturate in maniera tale che a maggior quantità di vita residua corrispondevano maggiori diritti: ne conveniva che i Giovani erano quelli con più diritti ed i Vecchi quelli con meno.
Per Diritti si intendeva il Diritto di Vivere, il Diritto allo Studio, il Diritto ad avere un Buon Lavoro, il Diritto alla Salute, il Diritto di Non Fare un Cazzo, il Diritto di Rompere i Coglioni.
Inutile a dirsi che i Giovani partivano molto avvantaggiati.
I Grigi erano quella fascia di popolazione che possedevano diritti intermedi rispetto agli altri ed avevano il compito molto importante di far funzionare la Contea dirimendo questioni ed eventuali scontri tra Giovani e Vecchi.
I Genitori erano dei Grigi che possedevano Giovani in casa. L’oggettività non era il loro miglior pregio.
Ad Agrab per mantenere l’ordine esisteva un corpo scelto di Grigi, maschi e femmine perché già allora erano avanti e non facevano distinzioni in base al gender, detti Vigilanti Urbanici. I Vigilanti Urbanici rispondevano agli ordini del Podestà locale, il Signor Inobin, il quale poi riferiva ai Conti Iccucram che tutto andasse bene all’interno del territorio da loro controllato.
La pena nel caso qualcosa fosse andato storto era la detronizzazione del Podestà. Era già accaduto più volte in passato, poco prima col Dottor Erisen, a cui fu poi preferito Inobin anche per far vedere che i Conti erano a modo loro molto democratici.
Il Signor Inobin non aveva vita facile. In molti avrebbero goduto delle sue eventuali sconfitte, per cui doveva sempre guardarsi le spalle dai Nemici dell’Ordine Precostituito.
Due di essi erano davvero temibili.
Uno era l’aniopontino Acul detto il Mastro, acerrimo nemico politico con nascoste volontà, un giorno, di rubargli la poltrona (eh si, anche allora certi vizi erano già presenti).
L’altro era il più temibile, un Grande Grigio Orco Cattivo che avrebbe voluto e potuto mangiarsi il mite Inobin a colazione, tra un caffé ed una crostata.
Il suo nome era Pablo il Giannizzero e tutti lo guardavano con un misto di paura e rispetto. Era così conosciuto anche al di fuori della Valle di Mezzo che molto tempo dopo gli amèrici della Dreamworks lo presero come riferimento per la saga di Shrek.
A quel tempo le persone avevano ideato , per discutere democraticamente tra di loro, un sistema intelligente che permetteva di parlare a tutti e con tutti anche se nel momento in cui lo si faceva si era da soli. All’interno di ogni Contea, Regno o Granducato era allestita una grande stanza con molte postazioni a sedere ed una grandissima bacheca in sughero, alla quale i sudditi di ogni età appendevano i loro messaggi, pensieri, elucubrazioni, accuse, difese, frustrazioni, disegni di ciò che avevano mangiato o dei loro animali, loro autoritratti e chi più ne ha più ne metta.
I Conti Iccucram rifornivano giornalmente il luogo di adeguate quantità di fogli di carta, penne, calamai e matite colorate affinché i sudditi avessero sempre tutto a disposizione.
Avevano chiamato questo luogo “La Vostra Faccia sul Grande Libro” e presto divenne consuetudine chiamarlo così anche nelle contee vicine, con appositi messaggeri che andavano e venivano da quei luoghi per portare le comunicazioni delle persone lontane che volevano stare in contatto tra loro.
I messaggeri sarebbero poi diventati i Pony Express della selvaggia Amèrica, mentre l’idea della faccia sul grande libro fu ripresa ancor più tardi da un oscuro Giovane americano che riuscì a far moneta sonante con quella invenzione.
Il suo nome aveva a che fare con le zucche.
Gli Amèrici hanno questa grande tradizione di copiare le idee agli italici. Accadde anche con il telefono.
In ogni caso, “La Vostra Faccia sul Grande Libro” -popolarmente poi chiamato da tutti FacciaLibro– diventò da lì a poco il modo principale di comunicazione dei sudditi di tutta la Valle di Mezzo. Non occorreva neppure più incontrarsi, darsi appuntamenti, andare nei protobar a bersi qualcosa in compagnia: bastava recarsi a FacciaLibro ogni qual volta si sentisse la necessità di dire qualcosa a qualcuno. Funzionava così bene che anche se per caso si incontrava quel qualcuno, non era più necessario colloquiarci, poiché ciò che gli si voleva dire era tutto scritto a FacciaLibro. Un messo della Contea era addetto a controllare il flusso delle discussioni ed a censurare eventuali esagerazioni.
Il messo non era molto attento ed era anche un po’ bigotto. Se qualcuno lasciava –buontempone!- il disegno di qualcuno come mamma ci ha fatto, ecco che subito cancellava le pudenda avvertendo il disegnatore che la sua opera non era allineata agli standard della comunità.
Le offese personali ed anche le belle illustrazioni raffiguranti dolore, esecuzioni di pene capitali, delitti efferati, protobullismo e minacce di ogni tipo erano invece sempre ben accette, come insegna ogni società avanzata che si rispetti.
La vita scorreva ancora tranquilla. I Giovani esercitavano i loro Diritti, i Grigi controllavano, i Vecchi non rompevano troppo i coglioni e per fortuna spesso morivano. Non c’è miglior modo di non rompere i coglioni se si è morti.
Ah, i Genitori esercitavano il loro controllo sui Giovani. Nel senso che li ammiravano a tal punto che per loro ogni cosa che facevano era giusta. D’altronde, il Diritto era dalla loro parte!
Dovete sapere, cari lettori, che ad Agrab, oltre a FacciaLibro esistevano alcuni punti di aggregazione ove i sudditi potevano liberamente incontrarsi per parlare, discutere, perfino giocare. C’era il Parco del Futuro Presidente Amerìcio, dove i Giovani Giovani potevano giocare ed i Genitori parlare tra loro, c’erano i Campi da PallaCorda, dove i Grigi volentieri si intrattenevano per far vedere quanto più bravi erano degli altri e, perché no, per mostrarsi e poter incontrare delle Giovani o delle Grigie onde poter poi, mediante un rituale detto dell’Accoppiamento, produrre nuovi Giovani per la Contea.
C’erano le Chiese, dove tutti potevano incontrarsi e professare le proprie religioni: il Cattolicesimo, il Cattolicesimo ed il Cattolicesimo. L’apertura mentale di un popolo si vede anche dalle piccole cose.
Infine vi era l’OrtoFiorito.
Una volta al centro del borgo c’era una storica piazza con un grande spazio verde e molti alberi, vanto degli abitanti ancor prima dell’avvento al potere dei Conti Iccucram. Alcune iscrizioni su pietra recentemente ritrovate farebbero risalire la prima costruzione della piazza ad un certo Padre Ruggio, il fondatore del paese. Dopo anni di discussioni che videro protagonisti il mite Inobin, il Mastro e diversi altri Grigi sapienti, non senza aspri litigi ed amicizie finite, fu dato un nuovo volto alla Piazza che, anche se non aveva più l’orto fiorito alla fine dei lavori, mantenne per tradizione l’antica denominazione.
In verità la nuova piazza era molto funzionale. Fu deciso che vi fosse una grande area centrale elegantemente ricoperta in travertino, circondata da belle panche dove tutti potessero sedersi e chiacchierare per poter usare a volte solo la faccia e non anche il libro (eh si, l’area FacciaLibro aveva un po’ preso la mano agli abitanti di Agrab).
Naturalmente il nuovo volto della piazza non piacque a tutti.
I Giovani furono entusiasti, in quanto videro in essa un nuovo luogo in cui giocare. Ne avevano il Diritto.
I Grigi erano divisi, a qualcuno piaceva, ad altri no.
I Vecchi, compatti, rifiutarono anche solo l’idea di quella piazza così scarna rispetto al passato. “Era meglio prima”,”Che schifo”,”E’ tutto un magna magna”, “Gombloddo!1!!” e “Piove,governo ladro” i commenti più frequenti. Ma i Vecchi ad Agrab non avevano il Diritto di rompere i coglioni, per cui nessuno si prese carico delle loro inutili proteste.
I Giovani invece ebbero la grande idea, per ravvivare le noiose giornate agrabee, di indire un torneo di Palla Calciata, il gioco che andava per la maggiore da quelle parti.
Le regole erano semplici. Due squadre di un numero imprecisato di Giocanti, tutti Giovani, due porte (aperte) ed una palla rotonda, da toccare solo con i piedi. Vinceva chi faceva più centri nella porta avversaria. La figura dell’arbitro e la regola del fuorigioco sarebbero arrivati solo più tardi, anche se nessuno ad oggi ha ancora capito a cosa servono. Sia l’uno che l’altra.
I Grigi potevano fare gli spettatori-controllori se erano anche Genitori. I Genitori erano contenti di saperli giocare nell’ OrtoFiorito, poiché essendo il fondo di travertino, i loro Giovani non potevano tornare a casa sporchi di fango o di erba. Al limite un po’ sbucciati.
Il campo di Palla Calciata era quindi delimitato dal perimetro delle panche della piazza.
Poco importava se quelle panche erano spesso abitate da Vecchi che le usavano per le ultime chiacchiere tra loro -è notorio che i Vecchi e i Giovani non debbano parlarsi, non sta bene-, oppure per scaldarsi un po’ al sole o leggere qualche protorivista: Novella Mille, la Domenica del Messaggero, la Gazzetta del Calciante le più lette dell’epoca.
Gli allenamenti in vista del torneo erano numerosi. Era difficile trovare la piazza sgombra, a meno che non piovesse. Come effetto collaterale di cotanta baldanza iniziarono ad esserci dei piccoli episodi in cui i Vecchi protestavano con i Giovani calcianti per i rumori, le urla che non li facevano riposare ed anche per qualche calciopallata che ogni tanto li sfiorava o li colpiva di striscio.
Ma fino ad allora le proteste si limitarono all’invettiva (citazione colta).
A dire il vero qualche malumore era arrivato nelle stanze di FacciaLibro. Qualche Grigio iniziò a calpestare i Diritti dei Giovani dicendo che forse era il caso di mettere un freno alla baldanza dei calcianti perché qualcuno avrebbe potuto farsi molto male.
Il più inviperito di tutti era Pablo il Giannizzero, Grigio e Genitore. Un comportamento inusuale che lasciava perplessi tutti gli altri Genitori.
“Ma come, anche tu hai figli e non comprendi che devono divertirsi come più a loro pare e piace? Sei sempre il solito esagerato, cosa vuoi che accada! da che mondo è mondo, i Giovani hanno sempre giocato a Palla Calciata nelle piazze! Sei un cretino! Vaffanculo!” i migliori commenti che gli altri lasciavano a Pablo a FacciaLibro.
Già, perché Pablo era anche piuttosto grosso, molto meglio dirglielo a FacciaLibro, perché direttamente in faccia poteva anche essere pericoloso. Aveva fama di essere cattivo se lo facevano arrabbiare, ma FacciaLibro era comodo anche per questi motivi, puoi dire ciò che vuoi ad una persona, tanto quella in quel momento non c’è!
Pablo aveva anche tentato di contattare i Vigilanti Urbanici che a dire il vero in un paio di occasioni erano anche intervenuti sequestrando (vergogna!!) la calciopalla della discordia.
Logicamente le veementi proteste dei Genitori verso i Vigilanti sortirono il giusto effetto e la calciopalla fu restituita in entrambe le occasioni. E ci sarebbe mancato altro, quando mai si è visto che un Tutore dellOrdine conti più di un Genitore Incazzato?
Il mite Inobin tentava, in tutto questo, di trovare un equilibrio. Anche Pablo il Giannizzero, pur strano che fosse, era pur sempre un elettore.
Poi accadde un fatto. Durante una concitata fase di gioco un colpo di cannon… ehm una calciopallonata ad elevatissima velocità colpì in pieno viso una Vecchia, facendola rovinare sul selciato.
Ora, cosa ci facesse una Vecchia lungo la traiettoria della calciopalla lo sapeva solo lei.
In segno di protesta per aver rovinato la partita, i Giovani giocanti giustamente arrabbiati con la Vecchia Elsa se ne andarono quasi tutti, di corsa per giunta. Quasi tutti.
I Grigi spettatori, per un gioco di riflessi del sole, non avevano visto niente, tanto meno chi avesse calciato la cannonata fatale.
Nel frattempo la Vecchia Elsa continuava ad essere stesa sul selciato e qualcuno, non si sa chi, aveva chiamato i soccorsi.
Solo il Giovane rimasto a guardare, Robertino detto il Bischero, probabilmente non ben consigliato dagli altri si avvicinò alla Vecchia offrendole un fazzoletto e prestandole i primi soccorsi.
Anche se era una Vecchia, dei Diritti residui li aveva. Arrivati i barellieri, notarono che i suoi vetri da vista erano stati disintegrati dal colpo e che aveva pure bisogno del Biosarto per ricucirgli parte della bocca ed anche di un paio di denti nuovi. Lavoro assicurato anche per il Rimandibolatore. Tanto la Vecchia qualche soldo da parte ce lo aveva di sicuro, che se li doveva portare nella tomba?
Nei giorni successivi a FacciaLibro non si parlava di altro. Pablo richiedeva a gran voce l’intervento delle Autorità, minacciando pure il mite Inobin e i Vigilanti se non avessero proibito il gioco della Palla Calciata nell’ OrtoFiorito.
Contro di lui tutti gli altri, a partire dai Genitori dei calcianti, che ribadivano come fosse tradizione giocare in piazza e di come una calciopallata non avesse mai ammazzato nessuno.
“Quel che non ammazza ingrassa!” dicevano. Elsa in effetti non era morta e pesava 43 kg, per cui alla fine avrebbe anche dovuto ringraziare il cecchino.
L’accesa discussione verteva alla fine su quanto fosse poco allineato Pablo con gli altri Genitori. anche i Grigi erano compatti contro di lui. Che diamine, è stata colpita una inutile Vecchia, mica un baldo Giovane, speranza per il futuro!
Nessun Genitore andò a vedere come stesse Elsa.
Nessuno andò a chiederle scusa, né direttamente né a nome di qualcuno. Colpa sua, se passava di lì proprio durante la partita!
Nessuno si fece carico di rifonderle i danni subiti.
Nessuno emise ordinanze limitative al gioco della Palla Calciata.
Nulla era successo. Era solo una Vecchia.
La Piazza dell’ OrtoFiorito in una rara illustrazione dell’epoca