
Avincola? e chi è?
Carella? e che è?
Simone Avincola è musicista, autore, cantautore, regista e molto altro. Ha grandissima cultura musicale, cosa rara di questi tempi. Ha coraggio. Simone Avincola è un eroe moderno.
Oltre alla sua personale ed interessante produzione ha all’attivo almeno un Sanremo, -la Vetrina d’Italia- così come l’altro nostro eroe, Enzo Carella. Ma come si dice, questa è un’altra storia.
Quattro gli album all’attivo, cinque con il qui presente Avincola canta Carella.
Collaborazioni importanti quali quelle con Morgan (altro artista sempre Altrove con la testa) in StraMorgan ed in sala d’incisione, Pasquale Panella -si, quel Panella-, che lo ha e ci ha deliziati scrivendo per lui un pezzo surreale quale Barrì. E poi Fiorello, Freak Antoni (!!!), Riccardo Sinigallia.
Attività come regista di un docufilm su Stefano Rosso, che i più attenti ricorderanno almeno per E allora Senti Cosa Fò, Una Storia Disonesta e Letto 26.
Enzo Carella è stato un musicista e cantautore posizionato tra i cinque più importanti della canzone italiana secondo diversi addetti ai lavori, ma anche il più sconosciuto, il più rimasto quasi sempre nell’ombra a parte la parentesi sanremese con Barbara, con la quale arrivò al grande pubblico, me compreso.
A proposito di parentesi, quel Sanremo 1979 sembrò proprio la temporanea rivincita degli sconosciuti, il quarto d’ora di celebrità di warholiana memoria e non certo per mancanza di talenti, ma per eccesso degli stessi solo poco classificabili ed inquadrabili da parte della massa e dei media. Enzo arrivò secondo, pare proprio per uno dei soliti magheggi sanremesi che gli soffiarono la vittoria finale in favore di Mino Vergnaghi con Amare, buon pezzo piuttosto classico, che venne ben presto dimenticato mentre lui ha continuato a lavorare come autore (tra gli altri è coautore di Diamante di Zucchero). C’erano anche i Pandemonium con Tu Fai Schifo Sempre, I Camaleonti, I Collage, Ciro Sebastianelli, Kim & The Cadillacs (si, loro) ma soprattutto l’altro grande incompreso, l’onirico, strampalato, surreale Franco Fanigliulo che ebbe destino simile, nella vita ed artisticamente, al nostro Enzo. A Me Mi Piace Vivere Alla Grande, a chi non piacerebbe? A Franco ed Enzo sarebbe piaciuto, ma solo a modo loro.
Chiudiamo la parentesi Sanremo1979, che è meglio. C’era un tale fermento che davvero fa pensare.
Enzo (Vincenzo) Carella (1952-2017).
mi ricordo di quando lo cercavo per conoscerlo, dopo aver scoperto che era sempre vivo, nel 1995, nonostante fosse uscito col suo De Carellis che suonava un pò come un de profundis. Ai tempi in cui c’erano solo gli elenchi telefonici, c’era un solo Vincenzo Carella, su Roma. Non ho mai avuto il coraggio di comporre quel numero. Era lui, ma lo avrei conosciuto solo diversi anni dopo, intorno al 2006.
Ci vorrebbe un trattato per disquisire su cosa abbia apportato alla musica italiana Enzo…ehi ma c’è! non proprio un trattato, ma un libro in forma di interviste ad amici, discografici e musicisti che finalmente spiega a chi non c’era o era distratto -“il pubblico dorme e io sono il suo pesce”- chi egli fosse: Dolce Tu Per Tu, curato, fortemente voluto e fatto dal nostro Eroe Avincola ed uscito proprio il 13 settembre 2025, assieme alla uscita dell’album protagonista di questa storia nonché del concerto evento dedicato tenutosi a Roma. Se volete conoscere Enzo e diventarne amici, capire cosa sia un artista senza compromessi ma anche un uomo fragile e sensibile, leggete il libro.

Un certo Lucio Battisti si meravigliò all’ascolto di Fosse Vero o Malamore, tanto da avere dubbi che fosse un brano italiano e da chiedere chi fossero cantante ed autore, per poi iniziare la seconda fase della sua carriera artistica proprio con lo stesso paroliere, Pasquale Panella.
Musicista dotatissimo, innato senso del ritmo e della melodia, inventore dei suoi pezzi apparentemente semplici ma molto complessi da eseguire. Visionario, sognatore, surreale. Unico nel suo genere, nel bene e nel male. Amico di tutti, non faceva però entrare nessuno nei meandri più profondi del suo mondo.
È andata così.
La sua maledizione? essere sempre troppo avanti rispetto ai tempi. Al di là delle mode, al di là di tutto lui voleva fare la sua musica. No collaborazioni, pochissimi live perché era timido o perché una volta registrata la sua musica per lui era conclusa. Voleva lavorare sempre con gli stessi musicisti perché erano gli unici che lo capivano al volo, che facevano uscire i suoni come voleva lui: “la tua chitarre deve fare crè crè”, e il chitarrista doveva capire cosa intendesse, un po’ come Lennon quando chiese a George Martin, durante le riprese di Being for the Benefit of Mr Kite, che i suoi arrangiamenti dovevano odorare di circo e segatura.
Avrò cura di parlare di Enzo con maggior profondità e lunghezza in un’altra occasione.
Per chi non lo conosce ancora, per chi non conosce Avincola, ecco l’occasione per conoscerli tutti e due.
Avincola ed i suoi musicisti hanno raccolto in un album l’essenzialità e la profondità di Enzo, inserendo anche alcuni dei pezzi meno conosciuti tra i quasi sconosciuti, per un viaggio incredibilmente ricco nel mondo Carella-Panella.
Il miracolo dei nuovi arrangiamenti che però non tradiscono lo spirito degli originali è avvenuto.
Funk, rock, reggae ed anche a tratti jazz si mescolano e danno nuova linfa a pezzi senza tempo, con la voce particolare di Simone ed anche di Mille, Anna Castiglia, Dente e Ciliari in alcuni brani. Musicisti d’eccezione Edoardo Petretti, Toto Giornelli e Luca Monaldi oltre a Simone stesso.
Si parte con l’effetto puntina-su-disco che apre e chiude l’album ed è subito Fosse vero, seguita da Malamore in salsa reggae davvero sorprendente,dal primo disco Vocazione.
Carmé, Foto, Amara, Parigi (un gioiello) e Barbara dal secondo album Barbara e Altri Carella. Questa nuova Barbara ricorda l’incipit di tastiera di Jump dei Van Halen, ma offre poi ben di più.
Mare Sopra e Sotto, da Sfinge, superbamente reinterpretata in chiave semiacustica.
L’Occhio Nero e My Baby is Back, da De Carellis. Esplosiva l’una sorniona l’altra.
Partire, da Se Non Cantassi Sarei Nessuno. Pregevole.
Il trittico finale viene dall’ultimo album di Enzo, Ahoh Yè Nanà, del 2007. Trovo queste ultime tre eccezionali:
Lavorare No, il philly sound la fa da padrone, sembra che sotto ci siano i MFSB al gran completo.
Oggi Non è Domani, sull’importanza di vivere il momento. Finale a chiosa del disco, tutto da ascoltare.
Ma la vera sorpresa è l’ultimo pezzo, tra i meno conosciuti dell’album: Banalità, restituito in una veste nuova che riflette ancor più lo spirito carelliano. Capolavoro.
…che banalità non è ma è l’essenza di Enzo Carella, la canzone va, diventa qualcosa che tu vuoi, vola e poi torna al cuore.
Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, anche solo a distanza, ed io sono tra quelli, può sentire che qui dentro Enzo è vivo e vola ancora assieme a chi vuol volare con lui.
(Ri)scopritelo. Letteralmente ogni sua canzone è una perla.
E dite grazie a Simone Avincola.





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